Cos’è il bullismo? E’ violenza, fa male e può rovinare la vita. La Dott.ssa Valentina Calzi spiega come riconoscerlo e come intervenire. Le caratteristiche psicologiche del bullo e della vittima.
Cos’è il bullismo: Il termine bullismo deriva dal termine inglese “Bulying” e indica i comportamenti di prepotenza perpetrati da bambini e adolescenti nei confronti di loro coetanei.
È considerato un sottotipo del comportamento aggressivo, caratterizzato da oppressione fisica, psicologica e agiti intenzionali premeditati e prolungati nel tempo che instaurano emozioni negative e durature nella vittima che li subisce, come insicurezza e paura.
I bulli mettono in atto prepotenze, minacce, soprusi e atti di violenza più o meno gravi (ad esempio la sottrazione di oggetti, danni a cose o a persone) nei confronti di una o più vittime e provano piacere nel farlo.
Il bullismo si manifesta generalmente dagli 8 e i 18 anni, esprime un disagio, una difficoltà di comunicazione e del controllo del comportamento. Spesso gli episodi di bullismo avvengono a scuola, ma anche in luoghi di ritrovo extrascolastici, come strade, parchi gioco, circoli ricreativi, palestre.
Come riconoscere il bullismo
Esistono diversi tipi di bullismo, che possono essere suddivisi in due categorie principali. Il bullismo diretto, caratterizzato da una relazione diretta tra vittima e bullo. Questo può essere ulteriormente suddiviso in:
- bullismo fisico, in cui vengono messe in atto azioni fisiche di prevaricazione.
- bullismo verbale, in cui vengono messi in atto comportamenti verbali di prevaricazione (insulti, minacce, prese in giro).
- bullismo psicologico, in cui vengono messi in atto comportamenti indiretti di prevaricazione (es. esclusione dal gruppo).
- cyberbullying o bullismo elettronico, il bullo invia messaggi molesti oppure fotografie e filmati alla vittima attraverso internet, chat o sms, prodotti in momenti in cui non la persona non desiderava essere ripresa. Successivamente il persecutore invia il materiale ad altri per danneggiare la vittima.
Il bullismo indiretto, nonostante sia meno visibile, non è da considerarsi meno pericoloso, in quanto tende a danneggiare la vittima nelle relazioni interpersonali escludendola ed isolandola.
Tra vittima e bullo esiste un disequilibrio relazionale riguardo la forza fisica, differenze nella sicurezza in sé stessi e nel ruolo di gruppo.
I bulli spesso sono più forti a livello fisico, possiedono una forza interiore e una sicurezza di sé apparentemente maggiore, si nutrono dalle prepotenze inflitte nei confronti di coetanei più remissivi. Questi colmano le proprie fragilità e paure attraverso le prevaricazioni.
Spesso questi soggetti mostrano: ostilità, aggressività, impulsività, pregiudizi verso alcuni tipi di persone, la convinzione che la prepotenza li renda ammirati dagli altri e che gli permetta di ottenere ciò che vogliono, il compiacimento della sottomissione altrui.
Indicatori che permettono ai genitori di capire se il figlio commette atti di bullismo sono: avere una disponibilità economica superiore a quella che consentono i genitori, tornare con oggetti, giochi non suoi, possedere coltelli, l’essere oppositivi ed insolenti nei confronti di insegnanti e genitori, compiere in età precoce atti antisociali (uso di bevande alcoliche o stupefacenti, furti, atti vandalici).
Le vittime, diversamente dai bulli, spesso mostrano una mancanza di assertività nelle relazioni, con conseguente difficoltà nell’espressione di sé stessi senza essere passivi o aggressivi.
Generalmente sono bambini che appaiono più facili da colpire: sembrano o sono diversi in qualcosa, sono stressati in ambito familiare o scolastico, hanno difficoltà nel lavoro a scuola, presentano qualche disabilità, non sono bravi in attività sportive, mancano di fiducia sociale, sono ansiosi ed insicuri, non sono in grado di difendersi, in quanto più bassi di statura, più deboli o più giovani.
Anche se i bambini presi di mira spesso si vergognano o hanno paura di dire la verità sulle prepotenze subite, i segnali che possono permettere di individuare il problema sono: disturbi psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, enuresi notturna, incubi, sintomi che spesso scompaiono con le vacanze), insicurezza e paura, mostrare resistenza, ansia o rifiuto di andare a scuola (es. fingendosi malato), non voler raccontare ciò che accade in ambito scolastico e manifestare odio verso quest’ultimo, tensione, irritabilità e infelicità al ritorno da scuola, difficoltà di concentrazione nei compiti, raccontare di non avere amici, presentarsi a casa con lividi o graffi, vestiti sgualciti, materiale scolastico rotto o rovinato, il riferire di aver perso oggetti personali o soldi, chiedere o sottrarre denaro a casa.
Come intervenire sul bullismo
Nel caso ci sia il dubbio che il proprio figlio sia vittima o metta in atto il bullismo è importantissimo rivolgersi subito ad uno psicoterapeuta per risolvere la situazione.
Spesso, in entrambi i casi, i ragazzi non riescono a confidarsi liberamente in famiglia, ma è importante che liberino le loro emozioni e il loro disagio e che il terapeuta con esercizi specifici in base alla situazione aiuti ad elaborare il difficile vissuto.
Per questo problema, oltre al verbale, utilizzo esercizi che aiutano a sfogare l’aggressività e a contattare il corpo e le emozioni profonde. I
l bullismo è violenza, fa male e può rovinare la vita!
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